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Cosa significa e come viene fatta una diagnosi di Disturbo Specifico dell'Apprendimento?


Se si è genitori di bambini in età scolastica, quasi sicuramente si è sentito parlare di DSA o Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Forse in modo indiretto, ad esempio venendo a sapere che nella classe del figlio c'è “un bambino dislessico”, o magari più direttamente, con l'insegnante di italiano che consiglia di approfondire alcuni errori di scrittura del figlio in quanto “teme che sia disgrafico”. Con questo articolo cercheremo di chiarire cosa significa e come viene fatta una diagnosi di DSA, nella convinzione che una corretta informazione sia fondamentale per evitare sia esagerati allarmismi che irresponsabili minimizzazioni, e perché sembra che intorno ai DSA vi sia un'aura di mistero che bisogna cercare di dissipare.

Facciamo riferimento al DSM V, l'ultima edizione del manuale delle psicopatologie più utilizzato e conosciuto (manuale che ha molti estimatori ma anche una vasta schiera di critici, per motivi che tratteremo in un altro articolo). Qui i DSA vengono definiti secondo i loro criteri diagnostici, ovvero secondo quegli aspetti che, se presenti, fanno sì che possa essere fatta diagnosi di Disturbo Specifico dell'Apprendimento. Quindi, secondo il DSM V, è possibile fare diagnosi di DSA se sono presenti:

A. Difficoltà di apprendimento e nell'uso di abilità scolastiche, come indicato dalla presenza di almeno uno dei seguenti sintomi che sono persistiti per almeno sei mesi, nonostante la messa a disposizione di interventi mirati su tali difficoltà:

  1. Lettura delle parole imprecisa o lenta e faticosa (es. legge singole parole ad alta voce in modo errato o lentamente e con esitazione, spesso tira a indovinare le parole, pronuncia con difficoltà le parole)

  2. Difficoltà nella comprensione del significato di ciò che viene letto (per es., può leggere i testi in maniera adeguata ma non comprende le sequenze, le relazioni, le inferenze o i significati più profondi di ciò che viene letto)

  3. Difficoltà nello spelling (per es., può aggiungere, omettere o sostituire vocali o consonanti)

  4. Difficoltà con l'espressione scritta (per es., fa molteplici errori grammaticali o di punteggiatura all'interno delle frasi; usa una scarsa organizzazione dei paragrafi; l'espressione scritta delle idee manca di chiarezza).

  5. Difficoltà nel padroneggiare il concetto di numero, i dati numerici o il calcolo (per es., ha una scarsa comprensione dei numeri, della loro dimensione e delle relazioni; conta sulle dita per aggiungere numeri a una singola cifra, piuttosto che ricordare i fatti numerici come fanno i coetanei; si perde all'interno di calcoli numerici e può cambiare procedure)

  6. Difficoltà nel ragionamento matematico (per es., ha gravi difficoltà ad applicare concetti matematici, dati o procedure per risolvere problemi quantitativi).

B. Le abilità scolastiche colpite sono notevolmente e quantificabilmente al di sotto di quelle attese per l'età cronologica dell'individuo, e causano una significativa interferenza con il rendimento scolastico o lavorativo, o con le attività della vita quotidiana, come confermato da misurazioni standardizzate somministrate individualmente, dai risultati raggiunti e da valutazioni cliniche complete.

C. Le difficoltà di apprendimento iniziano durante gli anni scolastici ma possono non manifestarsi pienamente fino a che la richiesta rispetto a queste capacità scolastiche colpite supera le limitate capacità dell'individuo (es., come nelle prove a tempo, nella lettura o scrittura di documenti complessi e lunghi in breve tempo, con carichi scolastici eccessivamente pesanti).

D. Le difficoltà di apprendimento non sono meglio giustificate da disabilità intellettive, acuità visiva o uditiva alterata, altri disturbi mentali o neurologici, avversità psicosociali, mancata conoscenza della lingua dell'istruzione scolastica o istruzione scolastica inadeguata.

Quindi, come potete vedere dai 6 sintomi elencati al punto A, i Disturbi Specifici dell'Apprendimento possono riguardare la lettura, la scrittura o il calcolo. Un DSA può infatti essere caratterizzato da “compromissione della lettura” (più comunemente, dislessia), “compromissione dell'espressione scritta” (che può riguardare la grafia, e quindi ci si riferisce comunemente con disgrafia, o l'ortografria, e ci si riferisce con il termine disortografia) ed infine da “compromissione del calcolo” (comunemente, discalculia). Dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia presentano un'ampia comorbilità, ovvero è frequente che lo stesso soggetto presenti più di una compromissione.

L'origine e le cause dei DSA sono ancora oggetto di indagine, ma diverse ricerche sembrerebbero confermare che vi sia una radice neurobiologica. Ciò che emerge chiaramente anche solo leggendo i criteri del DSM sopraelencati, è che la diagnosi di Disturbo Specifico dell'Apprendimento si lega fortemente al contesto. Le difficoltà negli apprendimenti possono rimanere latenti a lungo, per poi emergere nel momento in cui le richieste del contesto (tipicamente, quello scolastico) eccedono le capacità del bambino. Allo stesso modo, fattori ambientali/contestuali possono accentuare o anche favorire la comparsa di difficoltà negli apprendimenti (senza che, per forza, ci si trovi di fronte ad un caso di DSA).

E' quindi importante prestare attenzione a tutti questi aspetti, quando si valuta se sia o meno diagnosticabile un Disturbo Specifico dell'Apprendimento. Per facilitare questo compito e cercare di rendere il più oggettiva possibile la diagnosi, negli anni sono state realizzate diverse batterie di test che vanno a valutare quantitativamente le capacità di lettura, scrittura e calcolo dei bambini/ragazzi. Questi test forniscono dunque un valore numerico che, confrontato con la media degli altri bambini/ragazzi, può dirci se le capacità del soggetto negli apprendimenti siano effettivamente deficitarie.

Come e da chi viene formulata la diagnosi di DSA?

Questo diagramma, tratto dalle “Linee Guida per il Diritto allo Studio degli Alunni e degli Studenti con Disturbi Specifici dell'Apprendimento” (Allegato al decreto ministeriale del 12 Luglio 2011) aiuta a fare un po' di chiarezza.

Anzitutto, la scuola deve provvedere all'identificazione precoce dei casi di sospetto DSA, promuovere attività di recupero didattico mirato e comunicare alla famiglia interessata i casi di persistenti difficoltà nell'apprendimento. A questo punto, è compito della famiglia richiedere la valutazione e l'attivazione dell'iter diagnostico che certifichi o meno il Disturbo Specifico dell'Apprendimento. Questa valutazione viene richiesta al Servizio Sanitario Nazionale o da specialisti/strutture accreditate (se previste dalla Regione).

Se verrà confermato il disturbo, alla famiglia sarà consegnato un documento di certificazione diagnostica, che andrà quindi comunicato alla scuola in modo che questa possa mettere in atto le misure compensative e dispensative previste dalla legge (che tratteremo a breve).

Cosa prevede l'iter diagnostico?

L'iter diagnostico prevede, in genere, la collaborazione di tre figure: uno psicologo, un neuropsichiatra infantile e un logopedista.

Il neuropsichiatra infantile è un medico che si occuperà degli aspetti neuromotori e neurologici, in particolare al fine di escludere la presenza di altri tipi di disturbi.

Allo psicologo è invece affidata la valutazione psicologica di quegli aspetti affettivi, emotivi, contestuali, che potrebbero essere connessi alle difficoltà scolastiche. In genere, lo psicologo si occuperà anche della valutazione intellettiva del minore in quanto, come già visto, per poter formulare diagnosi di DSA è necessario escludere che le difficoltà di apprendimento siano causate da difficoltà intellettive (per questo motivo si sente spesso dire che “i bambini con DSA hanno una buona intelligenza”). Questa valutazione viene effettuata mediante test standardizzati. Uno dei più utilizzati è il test WISC, che dura all'incirca un'ora e mezza e prevede una serie di prove di ragionamento, riconoscimento di figure, domande di comprensione, ricostruzione di oggetti stile puzzle, ecc., e che alla fine fornisce il valore del Quoziente Intellettivo del minore.

La valutazione degli apprendimenti è invece, generalmente, affidata al logopedista, che mediante alcuni test valuterà le capacità del minore nella lettura, nella scrittura e nel calcolo numerico. Queste prove prevedono, ad esempio, la lettura ad alta voce di una serie di parole, di non parole (parole inventate) e di un brano, dettati, calcoli a mente, problemi matematici, ecc. Alla fine, come già visto, forniscono un punteggio che, confrontato con la media, permette di determinare se le capacità di lettura, scrittura e calcolo siano o meno significativamente compromesse.

E dopo la diagnosi? Misure dispensative e strumenti compensativi

Come abbiamo visto, se verrà confermata la diagnosi di DSA sarà compito della famiglia consegnare la certificazione alla scuola, in modo che possano essere messe in atto le misure dispensative e forniti gli strumenti compensativi.

Sempre dalle “Linee Guida per il Diritto allo Studio degli Alunni e degli Studenti con Disturbi Specifici dell'Apprendimento” (Allegato al decreto ministeriale del 12 Luglio 2011) vediamo che gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Esempi di strumenti compensativi sono:

· la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto;

· il registratore, che consente all’alunno o allo studente di non scrivere gli appunti della

lezione;

· i programmi di video scrittura con correttore ortografico, che permettono la produzione di

testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale

correzione degli errori;

· la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo;

· altri strumenti tecnologicamente meno evoluti quali tabelle, formulari, mappe concettuali,

ecc.

Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno o allo studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento. Lo studente con diagnosi di DSA con compromissione della lettura, ad esempio, può essere dispensato dalla lettura ad alta voce in classe, o può aver diritto a del tempo extra per svolgere le verifiche scritte, o ancora può essere valutato oralmente invece che per iscritto.

Per concludere

Il rischio dei DSA non sta tanto nelle difficoltà di apprendimento che questi comportano, quanto negli effetti che queste difficoltà possono avere sul bambino, sulla sua autostima, sul suo sentirsi capace, bravo, intelligente. La diagnosi dovrebbe servire a ridurre questi rischi.

La diagnosi di Disturbo Specifico dell'Apprendimento non è una condanna ad una vita di stenti, e nemmeno la certificazione che il proprio figlio "ha qualcosa che non va". Il senso della diagnosi dovrebbe essere solo ed esclusivamente quello di aiutare bambini e ragazzi con difficoltà nell'apprendimento a compiere un percorso scolastico sereno e ricco di soddisfazioni, nella consapevolezza che il peso di un disturbo di questo tipo è percepito in modo particolare proprio durante il periodo della scuola. Fuori da essa, queste difficoltà possono essere meno significative, se non addirittura irrilevanti, e quindi le potenzialità e le occasioni che la vita offre restano aperte e pronte ad essere colte.

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